Il soggetto della mia ricerca è il Vuoto che cerco di rappresentare attraverso la metafora dello Spazio. Si tratta di un lavoro iniziato quasi “casualmente”, in una fase di transizione sia “artistica” che personale. Non volevo più raccontare la realtà che osservavo, cercavo un canale per raccontare me stesso. Durante un progetto di natura architettonica ho cominciato a osservare le forme, a interagire con i colori e le geometrie, ad affinare un personale approccio compositivo fino a realizzare le prime immagini di questa ricerca. In principio tutto era istintivo e percettivo, ogni fotografia coincideva con la sensazione che volevo esprimere. La comprensione di questa sensazione però è arrivata nel tempo attraverso il riconoscimento del Silenzio prima, poi del Vuoto e infine dello Spazio che effettivamente è una dimensione con la quale interagisco quotidianamente e che si è rivelata utile metafora per disegnare una mia necessità e ambizione interiore. 
Il vuoto a cui faccio riferimento è un luogo a-materico e intimo dove trovare silenzio, equilibrio e armonia, quindi non mancanza o assenza ma capacità di contenere e accogliere (ad esempio i pensieri). E’ una dimensione non condizionata da stimoli esteriori, in particolare da quelli che riempiono la nostra quotidianità. E’ una dimensione dove poter immaginare la sospensione del tempo. Lo Spazio è una metafora utile per rappresentare questi luoghi, è un concetto tangibile per dare aspetto concreto alla vocazione della mia ricerca. Ricerca che conduco senza perdere il contatto con la realtà, osservando contesti architettonici urbani e industriali dove riconosco angoli ordinari da trasformare nei miei Spazi. La pulizia delle immagini e la loro apparente bi-dimensionalità, lo stile minimalista sono elementi funzionali del mio linguaggio, servono a rappresentare l’essenzialità della dimensione intima e interiore che cerco di disegnare attraverso le fotografie. Essenzialità intesa soprattutto come approccio personale utile per raggiungere l’equilibrio: non rinuncia ma riconoscimento del superfluo e conseguente alleggerimento, soprattutto nel modo di pensare. La scelta dei contesti avviene in maniera istintiva, importante è la mia percezione. Mi serve la pulizia (quindi un numero esiguo di elementi) per rappresentare il vuoto, mi serve però anche un numero minimo di elementi per rappresentare l’ordine, inteso come selezione, quindi scelta e iniziativa. La posizione di questi elementi genera equilibrio o movimento, nulla è lasciato al caso. La scelta delle cromie, le proporzioni delle forme contribuiscono a questo equilibrio generale.  Osservo il Vuoto ma lo rappresento attraverso Spazi che cerco di rendere “sufficientemente pieni” per non sentire nessuna mancanza.
Maurizio Ciancia

Maurizio Ciancia è nato nel 1978 ed è cresciuto a Tuscania prima di trasferirsi a Udine dove vive e lavora. Autodidatta, ha scelto la fotografia come consapevole mezzo d’espressione. Dal 2016 si dedica unicamente a lavori di ricerca incentrati sulla sua personale concezione dello Spazio e del Vuoto. Tra i principali eventi espositivi: “Vedere Oltre”, Motta di Livenza, 2017; Maravee Fiction “Come se…”, Castello di Susans, 2018; Trevignano Fotografia “Sperimentalismi”, 2019; Cluster Photography&Print – London, 2020.

E' tra i finalisti della quindicesima edizione del Premio Arte Laguna e le opere selezionate sono state esposte all'Arsenale di Venezia.
Nel 2021 è stato selezionato tra i finalisti del Festival Desidera vincendo anche il primo premio nella categoria Fotografia e Digital Art.

Collabora con la galleria MARCO CODOGNOTTO di Udine e con CLUSTER LONDON, Londra.

Schermata 2020-12-28 alle 01.59.55 copia link to presentation video This SPACE can be yours

The subject of my research is EMPTINESS, which I try to picture by means of the metaphor of SPACE.

This Emptiness I refer to is a “matter-free” place and cozy where to find peace and quiet, balance and harmony, thus not being lack or absence but ability to contain and embrace. It’s an independent dimension from all such external inputs, which fill our routine. It’s an independent dimension where you can imagine time suspension. Space is a useful metaphor to represent these places and my perception and need. It’s a tangible concept, aimed at giving concrete aspect to my research. Research that I carry out without abstracting from the reality, by observing the urban and industrial architecture, where I recognize common spaces to transform into my Space

Clear images,  apparently looking bi-dimensional, and the minimalist style are functional to my language, as they can show the essentiality of this intimate and interior dimension that I try to picture in my photographs.

This essentiality being a personal approach to reach the balance: not actually a surrender, but the recognition of excess and its consequent relief.

The choice of the contexts is instinctive, as my perception is key. I need clarity (thus a limited number of elements), to represent Emptiness, as well as a minimum number of elements to show order, meaning selection, i.e. selection and initiative.

The way they are laid out creates balance or movement, nothing is left to chance. The range of tones, the proportions of the shapes, they all contribute to this general balance.

I observe the Emptiness and I represent it by means of a concept of Space which I try to make “full enough” in order not to feel any lack whatsoever.

The installation aspect has become a paramount element of my language: it’s as the images, in their bi-dimensional, without perspective essentiality, were enriched by a further dimension. The constituent installations (diptych, triptych or polyptich) where I display my photographs are born from a detailed analysis in order to create interesting connections among the images: the alteration of the horizon, the links between shapes and colours generate a complex space and abstract where the single artworks become tiles and where it is no longer a priority to know where the top and the bottom are.

A visionary space, abstract yet directly connected to the reality.

Maurizio Ciancia

Maurizio Ciancia was born in 1978 and raised in Tuscania, before he moved to Udine where he now lives and works. Self educated, he has chosen photography as an aware means of expression. Since 2016 he has solely been focusing on research work centered on his personal concept of Space and Emptiness. Among his main exhibition events: “Vedere Oltre”, Motta di Livenza, 2017; Maravee Fiction “Come se…”, Castello di Susans, 2018; Trevignano Fotografia “Sperimentalismi”, 2019; Cluster Photography&Print – London, 2020.

He is among the finalists of the fifteenth edition of the Arte Laguna Prize and the selected works have been exhibited at the Arsenale in Venice.
In 2021 he was selected among the finalists of the Desidera Festival, winning also the first prize in the Photography and Digital Art category.

He collaborates with the Art Gallery MARCO CODOGNOTTO in Udine and CLUSTER LONDON, in London.